l’avete già visto tutti?!

la prima cosa che si impara quando si studia una lingua straniera sono le parolacce
i primi video che girano quando c’è una criterium a new york son quelli dei botti
io l’ho lett0 sul blog del fixedfuckinforum

la differenza

che c’è tra una coppia d’assi e un due di picche.

dal twitter di neil

And the winner is…

Neil Bezdek. Ovvero colui che “doveva vincere”, il favorito dai pronotistci, l’americano da battere, l’uomo nelle cui gambe Cinelli ha deciso di far debuttare il nuovo Laser, il PRO, quello odiato da tanti. Senza motivo, che poi Neil è un ragazzo tranquillo, tipico americano da poche parole, tanti entusiasmi e presumibilmente una vita di sudore e fatica sempre in sella: uno di noi insomma, solo più veloce di tanti. Che non è certo una colpa anzi, così come non lo è il suo stile che che è poi lo stile di tutti gli altri Yankee presenti alla Red Hook: giovani, brillanti, allenati, tutti con le loro gambotte tornite da far paura a noi locals e lo “skill” di chi in sella a scatto fisso ci vive davvero e non ne fa solo uno sport. Ma che quest’anno la Red Hook Milano non sarebbe più stata il “giochino” dei fissati lo si sapeva già, seppure alla fine di veri specialisti di categoria – chiamiamoli fixed gear street rider – in realtà non è che ce ne fossero così tanti. Perlomeno se parliamo di detentori del sapere a scatto fisso, gente come Chas di Mash, come il “nostro” Ortu e qualche altro, che però non ha popolato il gruppo dei più forti. Perchè se c’è una considerazione da fare, è che la davanti si è vista gente italiana che il fisso lo porta da paura, ma che per molti, se non tutti, è in realtà un di più di una buona carriera ciclistica nel quale trovare nuovi stimoli e divertimento. E si badi bene che è una considerazione e non una critica questa, ma anzi perchè è proprio un gran bel di più in fondo quello che stiamo vivendo: segno che c’è modo (ed i mezzi) di continuare a fare le cose bene, e di innovare e rinnovare il ciclismo anche qui da noi.